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mercoledì 31 dicembre 2008

Dal trattato «La condizione di tutte le eresie» di sant'Ippolito, sacerdote

Il Verbo che s'è fatto carne ci rende simili a Dio.
Noi crediamo al Verbo di Dio. Non ci appoggiamo su parole senza senso, né ci lasciamo trasportare da improvvise e disordinate emozioni o sedurre dal fascino di discorsi ben congegnati, ma invece prestiamo fede alle parole della potenza di Dio.
Queste cose Dio le ordinava al suo Verbo. Il Verbo le diceva in parole per distogliere con esse l'uomo dalla sua disobbedienza. Non lo dominava come fa un padrone con i suoi schiavi, ma lo invitava a una decisione libera e responsabile.
Il Padre mandò sulla terra questa sua Parola nel tempo ultimo poiché non voleva più che parlasse per mezzo dei profeti, né che fosse annunziata in forma oscura e solo intravista attraverso vaghi riflessi, ma desiderava che apparisse visibilmente in persona. Così il mondo contemplandola avrebbe potuto avere la salvezza. Il mondo avendola sotto il suo sguardo non avrebbe più sentito il disagio e il timore come quando si trovava di fronte a un'immagine divina riflessa dai profeti, né avrebbe provato lo smarrimento come quando essa veniva resa presente e manifestata mediante le potenze angeliche. Ormai avrebbe constatato di trovarsi alla presenza medesima di Dio che parla.
Noi sappiamo che il Verbo ha preso un corpo mortale dalla Vergine, e ha trasformato l'uomo vecchio nella novità di una creazione nuova. Noi sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa sostanza. Se infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci avrebbe dato come legge di essere imitatori suoi quale maestro. Se egli come uomo è di natura diversa perché comanda a me nato nella debolezza la somiglianza con lui? E come può essere costui buono e giusto?
In verità, per non essere giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa natura d'uomo, perché non ti perda d'animo nella sofferenza, ma riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui.
Quando tu avrai conosciuto il Dio vero, avrai insieme all'anima un corpo immortale e incorruttibile; otterrai il regno dei cieli, perché nella vita di questo mondo hai riconosciuto il re e il Signore del cielo. Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato dio. Infatti le sofferenze che hai dovuto sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo. Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una volta che fossi stato divinizzato e reso immortale.
Cristo, il Dio superiore a tutte le cose, colui che aveva stabilito di annullare il peccato degli uomini, rifece nuovo l'uomo vecchio e lo chiamò sua propria immagine fin dall'inizio. Ecco come ha mostrato l'amore che aveva verso di te. Se tu ti farai docile ai suoi santi comandi, e diventerai buono come lui, che è buono, sarai simile a lui e da lui riceverai gloria. Dio non lesina i suoi beni, lui che per la sua gloria ha fatto di te un dio.

domenica 28 dicembre 2008

Vangelo secondo Matteo 2,13-18 della domenica 28 dicembre 2008

Erode mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio». Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».Sulle OfferteO Dio, che fai dono della tua santità anche ai bambini che ne sono ignari, accetta questa offerta per il sacrificio, e dà un cuore semplice e puro a noi che celebriamo i tuoi misteri. Per Cristo nostro Signore.

sabato 27 dicembre 2008

TE DEUM

Noi ti lodiamo, Dio *ti proclamiamo Signore.O eterno Padre, *tutta la terra ti adora.A te cantano gli angeli *e tutte le potenze dei cieli:Santo, Santo, Santo *il Signore Dio dell'universo.I cieli e la terra *sono pieni della tua gloria.Ti acclama il coro degli apostoli *e la candida schiera dei martiri;le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *la santa Chiesa proclama la tua gloria,adora il tuo unico Figlio, *e lo Spirito Santo Paraclito.O Cristo, re della gloria, *eterno Figlio del Padre,tu nascesti dalla Vergine Madre *per la salvezza dell'uomo.Vincitore della morte, *hai aperto ai credenti il regno dei cieli.Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.Soccorri i tuoi figli, Signore, *che hai redento col tuo sangue prezioso.Accoglici nella tua gloria *nell'assemblea dei santi.[*] Salva il tuo popolo, Signore, *guida e proteggi i tuoi figli.Ogni giorno ti benediciamo, *lodiamo il tuo nome per sempre.Degnati oggi, Signore, *di custodirci senza peccato.Sia sempre con noi la tua misericordia: *in te abbiamo sperato.Pietà di noi, Signore, *pietà di noi.Tu sei la nostra speranza, *non saremo confusi in eterno.

Dal «Trattato sulla prima Lettera di Giovanni» di sant'Agostino, vescovo (Tratt. 1, 1. 3; Pl 35, 1978. 1980).

La Vita si è manifestata nella carne«Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi e ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita» (cfr. 1 Gv 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché «il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi?» (cfr. Gv 1, 14).Il Verbo che si è fatto carne, per poter essere toccato con mano, cominciò ad essere carne dalla Vergine Maria; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è detto: «Ciò che era fin da principio». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove ora avete udito: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio» (Gv 1, 1).Forse qualcuno prende l'espressione «Verbo della vita» come se fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma fate attenzione a quel che si aggiunge: «La Vita si è fatta visibile» (1 Gv 1, 2). E' Cristo dunque il Verbo della vita.E come si è fatta visibile? Esisteva fin dal principio, ma non si era ancora manifestata agli uomini; si era manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura? «L'uomo mangiò il pane degli angeli» (Sal 77, 25).Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne; si è manifestata perché la cosa che può essere visibile solo al cuore diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo con il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece anche con gli occhi del corpo. Si verificava dunque anche la condizione per vedere il Verbo: il Verbo si è fatto carne, perché la potessimo vedere e fosse risanato in noi ciò che ci rende possibile vedere il Verbo.Disse: «Noi rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile» (1 Gv 1, 2), ossia, si è resa visibile fra di noi; o meglio, si è manifestata a noi.«Quello dunque che abbiamo veduto e udito, lo annunziamo anche a voi» (1 Gv 1, 3). Comprenda bene il vostro amore: «Quello che abbiamo veduto e udito, lo annunziamo anche a voi». Essi videro il Signore stesso presente nella carne e ascoltarono le parole dalla bocca del Signore e lo annunziarono a noi. Anche noi perciò abbiamo udito, ma non abbiamo visto.Siamo dunque meno fortunati di coloro che hanno visto e udito? E come mai allora aggiunge: «Perché anche voi siate in comunione con noi»? (1 Gv 1, 3). Essi hanno visto, noi no eppure siamo in comunione, perché abbiamo una fede comune.«La nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la vostra gioia sia perfetta» (cfr. 1 Gv. 1, 3-4). Afferma la pienezza della gioia nella stessa comunione, nello stesso amore, nella stessa unità.

Dalla prima lettera di San Giovanni, apostolo 1, 1 - 2, 3

Il Verbo della vita e la luce di Dio.
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto.Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.

domenica 21 dicembre 2008

Vangelo secondo Luca 1, 26-38 della domenica 21 dicembre 2008

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

mercoledì 17 dicembre 2008

Imitazione di Cristo dal Libro 2, capp. 2-3

L'uomo umile e pacifico.
Non fare gran caso se uno è per te o contro di te, ma preoccupati piuttosto che Dio sia con te in tutto quel che fai.Abbi buona coscienza e Dio saprà ben difenderti. Nessuna perversità umana potrà nuocere a colui che Dio vorrà aiutare.Se tu sai tacere e sopportare, sperimenterai senza dubbio l'aiuto del Signore.Egli conosce bene il tempo e il modo di liberarti, e perciò deve rassegnarti alla sua volontà.Spetta a Dio aiutare e liberare da ogni situazione difficile.Spesso giova assai, per meglio conservare l'umiltà, che gli altri conoscano i nostri difetti e li riprendano. Quando uno si umilia per i suoi difetti, placa facilmente gli altri e dà soddisfazione a coloro che gli sono ostili.Dio protegge e libera l'umile, lo ama e lo consola; egli si chiama verso l'umile, gli elargisce grazia abbondante e dopo l'umiliazione lo innalza alla gloria.Egli rivela all'umile i suoi segreti e dolcemente lo attrae e l'invita a sé.L'umile, quando ha ricevuta un'umiliazione, rimane bene in pace, perché sta fisso in Dio e non nel mondo.Non credere di aver fatto alcun progresso se non ti ritieni inferiore a tutti.Mantieni anzitutto in pace te stesso e così potrai pacificare gli altri. L'uomo operatore di pace giova più dell'uomo dotto.L'uomo passionale trae al male anche il bene e facilmente crede al male.L'uomo buono e sereno volge tutto a bene.Chi è veramente in pace non sospetta di nessuno; chi invece è malcontento e inquieto è agitato da molti sospetti: né lui è in pace, né lascia in pace gli altri.Spesso dice quel che non dovrebbe a omette quel che gli converrebbe fare. Egli bada a quel che gli altri devono fare e trascura invece quel ch'è suo dovere.Sii dunque zelante prima con te stesso e così potrai essere zelante anche con il tuo prossimo.Tu sai bene scusare e colorire le tue azioni, ma non vuoi accettare le scuse degli altri.Sarebbe più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello.Se vuoi essere sopportato, sopporta anche tu gli altri.

sabato 13 dicembre 2008

Vangelo secondo Giovanni 1, 6-8. 19-28 della domenica 14 dicembre 2008


«Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce».
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

sabato 6 dicembre 2008

Vangelo secondo Marco 1, 1-8 della domenica 7 dicembre 2008

«Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

sabato 29 novembre 2008

Vangelo secondo Marco 13,33-37 della domenica 30 novembre 2008

"State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".

domenica 23 novembre 2008

Vangelo secondo Matteo 25,31-46 della domenica 23 novembre 2008

Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

domenica 16 novembre 2008

Profeta Daniele 12,1-13

Profezia riguardante l'ultimo giorno e la risurrezione.
Così l'angelo mi disse: «In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorderanno e la loro conoscenza sarà accresciuta».
Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda. Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: «Quando si compiranno queste cose meravigliose?». Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo.
Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?». Egli mi rispose: «Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni».

sabato 15 novembre 2008

Vangelo Secondo Matteo 25,14-30 della Domenica 16 novembre 2008



In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha". Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

domenica 9 novembre 2008

Dalla prima Lettera di San Pietro, apostolo 2, 1-17 - L'edificio spirituale fatto di pietre vive

Carissimi, deposta ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie, e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore (Sal 33, 9). Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso (Is 28,16).
Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo (Sal 117, 22; Is 8, 14).
Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati, Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (Es 19, 6; Is 43, 20.21); voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia (Os 1,9.6).
Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere, giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.
State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti. Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio.
Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.

Responsorio Cfr. Tb 13, 17; Ap 21, 19-21
R. Le tua mura, Gerusalemme, saranno di pietre preziose, * le tue torri ornate di splendide gemme.
V. Le tue porte saranno ricostruite con zaffiro e smeraldo,
R. le tue torri ornate di splendide gemme.

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo
(Disc. 229, 1-3; CCL 104,905-908)

Con il battesimo siamo tutti diventati tempio di Dio

Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente.
Per la prima nascita noi eravamo coppe dell'ira di Dio; la seconda nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se rifletteremo un po' più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell'anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora.
Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che, anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa' piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce, delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11.12).

Una casa di preghiera sarà la mia casa.

Una casa di preghiera sarà la mia casa.

Vangelo della Domenica 9 novembre 2008 - Gv 2,13-22 - Siete tempio di Dio.


«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

mercoledì 5 novembre 2008

La virtù della fede opera oltre le forze umane. Catechesi di San Cirillo di Gerusalemme, vescovo

La fede è una sola, ma il suo genere è duplice. Vi è infatti una fede che riguarda i dogmi ed è la conoscenza e l'assenso dell'intelletto alle verità rivelate. Questa fede è necessaria alla salvezza, secondo quel che dice il Signore: «Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio» (Gv 5, 24), ed anche: Chi crede nel Figlio, non è giudicato, ma passa dalla morte alla vita (cfr. Gv 3, 18. 24)
O bontà straordinaria di Dio verso gli uomini! I giusti piacquero a Dio nelle fatiche di lunghi anni. Ma quello che essi giunsero ad ottenere attraverso un diuturno ed eroico servizio accetto a Dio, Gesù te lo dona in un breve spazio di tempo. Infatti se tu credi che Gesù Cristo è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo e sarai ammesso in paradiso da colui che vi fece entrare il ladrone pentito. E non avere alcun dubbio a questo riguardo, poiché colui che su questo santo Golgota diede la salvezza al ladrone per la fede di un momento, egli stesso salverà anche te, se crederai.
C'è un altro genere di fede, anch'esso dono di Cristo. E' scritto infatti: «A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza, a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni» (1 Cor 12, 8-9). Pertanto questa fede elargita dallo Spirito come un dono non riguarda soltanto i dogmi, ma è anche causa di prodigi che superano tutte le forze dell'uomo. Chi ha tale fede potrà dire a questo monte: «Spostati da qui a là, ed esso si sposterà» (Mt 17, 20). Se veramente uno, senza dubitare nel suo interno, dice queste parole mosso dalla fede, credendo che così avverrà, allora riceve quella grazia.
Proprio di questa fede è detto: «Se avete fede pari a un granellino di senapa», ecc. (Mt 17, 20); il granello di senapa è piccolissimo in sé, ma è dotato di straordinaria efficacia. Seminato in una piccola porzione di terreno, stende tutt'intorno lunghi rami, e, quand'è cresciuto, può fare ombra agli uccelli del cielo. Così la fede in brevissimo tempo opera nell'anima effetti prodigiosi.
La fede è una rappresentazione interiore che ha per oggetto Dio. E' un'intima comprensione, che la mente, illuminata da Dio, riesce ad avere della sua essenza nella misura consentita. La fede percorre la terra da un'estremità all'altra e, prima ancora della fine del presente ordine, vede come già in atto il giudizio e pregusta già ora il premio promesso.
Abbi dunque quella fede che dipende da te e si indirizza a Dio, perché egli ti possa donare anche quella che opera oltre le forze umane.

lunedì 3 novembre 2008

PREGHIERA AL PREZIOSISSIMO SANGUE

O piaghe, o Sangue prezioso del mio Signore,
che io ti benedica in eterno.
O amore del mio Signore divenuto piagato!
Quanto siamo lontani dalla conformità alla tua vita.

O Sangue di Gesù Cristo, balsamo delle nostre anime,
sorgente di ogni misericordia, fa' che la mia lingua
imporporata di sangue nella quotidiana celebrazione
della Messa, ti benedica adesso e sempre.

O Signore, chi non ti amerà?
Chi non arderà di affetto verso di te?
Le tue piaghe, il tuo Sangue, le spine, la Croce:
il Divin Sangue in particolare, versato fino all'ultima stilla,
con quale voce eloquente grida al mio povero cuore!
Poiché tu agonizzasti e moristi per me e
per salvarmi, io darò, se occorre, anche la vita,
perché giunga al possesso beato del cielo.

O Gesù, sei stato fatto per noi redenzione.
Dal tuo costato aperto, arca di salute, fornace di carità,
uscì sangue ed acqua a ricordo del bene dei sacramenti
e della tenerezza del tuo amore,
o Cristo, che ci hai amato e lavato nel tuo Sangue!
(di San Gaspare del Bufalo)

GIACULATORIA

Eterno Padre, io ti offro il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo in espiazione dei miei peccati,in suffragio delle Anime Sante del purgatorio e per i bisogni della santa Chiesa.

CORONCINA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio,e ora e sempre, nei secoli dei secoli, Amen.

PRIMO MISTERO:
Gesù versò Sangue nella circoncisione

II primo Sangue che sparse il nostro amabilissimo Redentore fu nell'ottavo giorno dopo la sua nascita, quando, per adempire la legge mosaica, venne circonciso. Riflettendo che ciò fece Gesù per soddisfare alla Divina Giustizia per le tue dissoluteze, eccitati fortemente a dolore delle medesime, promettendo al Signore colla sua potente grazia di essere in avvenire veramente casto di corpo e di spirito. Amen.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

SECONDO MISTERO:
Gesù versò Sangue nell'orto degli ulivi

Gesù versò Sangue nell'Orto degli Ulivi e in tanta abbondanza che ne rimase perfino bagnata la terra; e ciò fu in vista delle ingratitudini con le quali sarebbe stato contraccambiato dagli uomini. Pentiti dunque di aver si malamente corrisposto agli innumerevoli benefici del Signore e risolviti di far buon uso delle grazie celesti e delle sante ispirazioni.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

TERZO MISTERO:
Gesù versò Sangue nella flagellazione

Sparse Sangue il Signore nella sua crudele flagellazione quando, rotta la pelle e lacerate le carni, uscì per ogni parte a rivi quel prezioso Sangue, che Egli andava offrendo all'Eterno Padre in isconto delle tue impazienze e delicatezze. E perché dunque non raffreni l'ira e l'amor proprio? Procura in avvenire di essere più sofferente nelle tribolazioni, disprezzatore di te stesso e ricevere in pace le ingiurie che ti vengono fatte.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

QUARTO MISTERO:
Gesù versò Sangue nella coronazione di spine.

Usci Sangue dal sacratissimo Capo di Gesù quando fu coronato di spine in pena della tua superbia e dei tuoi malvagi pensieri; e tu seguiterai ancora a pascerti d'alterigia e a fomentare immagini disoneste e perverse idee nella tua mente? Tieni sempre presente in avvenire il tuo vero nulla, la tua miseria, la tua fragilità e fortemente resisti a tutte le inique suggestioni del demonio.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

QUINTO MISTERO:
Gesù versò Sangue sulla via del Calvario.

Quanto sangue versò dalle vene il nostro amabile Gesù nel dolorissimo viaggio verso il Calvario, carico del pesante legno della croce! Di questo prezioso Sangue rimasero bagnate le strade di Gerusalemme e quei luoghi per i quali egli passò, ciò fu in soddisfazione degli scanDali e dei cattivi esempi con cui avrebbero le sue creature trascinati altri nella via della perdizione. Chi sa che tu non appartenga al numero di questi infelici! Chi sa quanti dal tuo cattivo esempio saranno stati sospinti all'inferno! E tu ancora non vi porgi rimedio? Procura in avvenire di contribuire alla salvezza delle anime coll'ammonirle, coll'edificarle e col farti loro modello di buone e sante opere.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

SESTO MISTERO:
Gesù versò Sangue nella crocifissione.

Sparse il Redentore maggiormente il Sangue nella sua barbara crocifissione, quando, strappate le vene e rotte le arterie, scaturì dal suo corpo, come un torrente quel Balsamo salutare di vi¬ta eterna per pagare le scelleratezze ed iniquità dell'universo. E si troverà ancora chi voglia continuare nel peccato, e rinnovare in tal modo la crudele Passione del Figliuolo di Dio? Piangi amaramente le mancanze commesse, detestale ai piedi del sacro ministro, riforma la tua condotta, intraprendi una vita cristiana, considerando quanto Sangue è costata a Gesù la tua salvezza.
5 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

SETTIMO MISTERO:
Gesù versò Sangue nella lanciata al Cuore.

Finalmente Gesù versò Sangue dopo la sua morte, quando con la lancia gli fu aperto il Costato e ferito il suo amabilissimo Cuore: anzi insieme col Sangue uscì allora anche l'acqua per dimostrarci che il Sangue era stata già sparso fino all'ultirna stilla per la nostra liberazione. Oh! bontà infinita del mio Redentore, e chi non vi amerà? Chi non si struggerà di affetto per voi, che tanto avete operato per il nostro riscatto? Ma poiché mancano a me le espressioni, invito tutte le creature della terra, invito tutti gli Angeli e Santi del Cielo, invito la mia cara Madre Maria, a benedire, lodare ed encomiare il vostro preziosissimo Sangue. Sì, viva il Sangue di Gesù, viva il Sangue di Gesù, adesso e sempre e per tutti i secoli dei secoli. Amen.
3 Gloria al Padre.
Ti supplichiamo, o Signore, di soccorrere i tuoi figli,che hai redenti con il tuo Sangue prezioso.

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
Signore, pietà.........................................................Signore, pietà
Cristo, pietà...........................................................Cristo, pietà
Signore, pietà.........................................................Signore, pietà
Cristo, ascoltaci...................................................Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici...............................................Cristo, esaudiscici
Padre celeste, Dio..................................................abbi pietà di noi
Figlio redentore del mondo, Dio.....................................abbi pietà di noi
Spirito Santo, Dio..................................................abbi pietà di noi
Santa Trinità, unico Dio......................................................salvaci
Sangue di Cristo, Unigenito dell'eterno Padre.................................salvaci
Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato......................................salvaci
Sangue di Cristo, della nuova ed eterna alleanza..............................salvaci
Sangue di Cristo, scorrente a terra nell'agonia...............................salvaci
Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione.................................salvaci
Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine........................salvaci
Sangue di Cristo, effuso sulla croce..........................................salvaci
Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza................................salvaci
Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono.............................salvaci
Sangue di Cristo, nell'Eucaristia bevanda e lavacro delle anime...............salvaci
Sangue di Cristo, fiume di misericordia.......................................salvaci
Sangue di Cristo, vincitore dei demoni........................................salvaci
Sangue di Cristo, fortezza dei martiri........................................salvaci
Sangue di Cristo, vigore dei confessori.......................................salvaci
Sangue di Cristo, che fai germogliare i vergini...............................salvaci
Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti.....................................salvaci
Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti.....................................salvaci
Sangue di Cristo, consolazione nel pianto.....................................salvaci
Sangue di Cristo, speranza dei penitenti......................................salvaci
Sangue di Cristo, conforto dei morenti........................................salvaci
Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori...................................salvaci
Sangue di Cristo, pegno della vita eterna.....................................salvaci
Sangue di Cristo, che liberi le Anime del purgatorio..........................salvaci
Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria ed onore..........................salvaci

Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo.....................perdonaci, o Signore
Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo...................esaudiscici, o Signore
Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo.......................abbi pietà di noi.

Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue.
..............................................E ci hai fatti regno per il nostro Dio.

PREGHIAMO

0 Padre, che nel Sangue prezioso del tuo unico Figlio hai redento tutti gli uomini, custodisci in noi l'opera della tua misericordia, perché celebrando questi santi misteri otteniamo i frutti della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Amen.

OFFERTA DEL SANGUE DI CRISTO

OFFERTA AL PADRE

Eterno Padre, per il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo, glorifica il suo Santissimo Nome, secondo i desideri del suo adorabilissimo Cuore.

OFFERTA QUOTIDIANA
Eterno Padre, ti offro per le mani purissime di Maria Corredentrice, il Sangue preziosissimo di Gesù sparso generosamente nella Passione e ogni giorno sugli altari; unisco le preghiere, le azioni, le sofferenze mie di questo giorno secondo le divine intenzioni della Vittima Santa, in isconto dei miei peccati, per la conversione dei peccatori, per i bisogni della Santa Chiesa. In particolare te l'offro ... (qui si formula un'intenzione particolare)

OFFERTA AL PADRE, AL FIGLIO E ALLO SPIRITO SANTO
lo t'offro il Sangue del tuo umanato Verbo: l'offro a te, Padre, l'offro a te, Verbo e l'offro a te, Spirito Santo.
E l'offro anche a te, Maria, perché tu l'offra all'eterna Trinità in supplemento di tutti i difetti che fossero nell'anima mia e ancora per soddisfazione di tutti i difetti che fossero nel mio cuore.

SETTE OFFERTE
1) Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per la gloria del tuo santo nome, per l'avvento del tuo regno e per la salvezza di tutte le anime.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

2) Eterno Padre ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per la propagazione della Chiesa, per il Sommo Pontefice, per i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi e per la santificazione del popolo di Dio.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

3)Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per la conversione dei peccatori, per l'amorosa adesione alla tua parola e per l'unità di tutti i cristiani.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

4) Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per l'Autorità civile, per la moralità pubblica, per la pace e la giustizia tra i popoli.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

5)Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per la consacrazione del lavoro e del dolore, per i poveri, gli infermi, i tribolati e per tutti coloro che confidano nelle nostre preghiere.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

6)Eterno Padre, ti offriamo il sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per le nostre necessità spirituali e temporali, per quelle dei parenti, amici e benefattori e dei nostri stessi nemici.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

7)Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla croce e ogni giorno offre sull'altare, per coloro che oggi passeranno all'altra vita, per le anime del Purgatorio e per la loro eterna unione con Cristo nella gloria.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.Amen.
Sia Sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.

Viva il Sangue di Gesù ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

CONSACRAZIONE AL SANGUE DI CRISTO

Signore Gesù, che ci ami e ci hai liberati dai nostri peccati con il tuo Sangue, ti adoro, ti benedico e a te con viva fede mi consacro.
Con l'aiuto del tuo Spirito m'impegno a fare di tutta la mia esistenza, animata dalla memoria del tuo Sangue, un servizio fedele alla volontà di Dio per l'avvento del tuo Regno.
Per il tuo Sangue versato in remissione dei peccati, purificami da ogni colpa e rinnovami nel cuore, perché risplenda sempre più in me l'immagine dell'uomo nuovo creato secondo giustizia e santità.
Per il tuo Sangue, segno di riconciliazione con Dio e tra gli uomini, rendimi docile strumento di comunione fraterna.
Per la potenza del tuo Sangue, prova suprema della tua carità, dammi il coraggio di amare te e i fratelli fino al dono della vita.
O Gesù Redentore, aiutami a portare quotidianamente la croce, perché la mia goccia di sangue, unita alla tua, giovi alla redenzione del mondo.
O Sangue divino, che vivifichi con la tua grazia il Corpo Mistico, rendimi pietra viva nella Chiesa. Dammi la passione dell'unità tra i cristiani. Infondimi nel cuore grande zelo per la salvezza del mio prossimo. Suscita nella Chiesa numerose vocazioni missionarie, perché a tutti i popoli sia dato di conoscere, amare e servire il vero Dio.
O Sangue preziosissimo, segno di liberazione e di vita nuova, concedimi di perseverare nella fede, nella speranza e nella carità, perché, da te segnato, possa uscire da questo esilio ed entrare nella terra promessa del paradiso, per cantarti in eterno la mia lode con tutti i redenti. Amen.

Preghiera al Preziosissimo Sangue

Signore Gesù Cristo, che ci hai redenti con il tuo Sangue prezioso, noi ti adoriamo!
Prezzo infinito del riscatto dell'universo, mistico lavacro delle anime nostre, il tuo Sangue divino è il pegno della nostra salvezza presso il Padre misericordioso.
Sii sempre benedetto e ringraziato, Gesù, per il dono del tuo Sangue, che con Spirito di amore eterno hai offerto fino all'ultima stilla per farci partecipi della vita divina.
Il Sangue che hai versato per la nostra redenzione ci purifichi dal peccato e ci salvi dalle insidie del maligno.
Il Sangue della nuova ed eterna alleanza, nostra bevanda nel sacrificio ucaristico, ci unisca a Dio e tra di noi nell'amore, nella pace e nel rispetto di ogni persona, specialmente dei poveri.
O Sangue di vita, di unità e di pace; mistero d'amore e sorgente di grazia, inebria i nostri cuori del Santo Spirito.
Signore Gesù, vorremmo compensarti delle ingratitudini e degli oltraggi che ricevi continuamente dai peccati delle tue creature. Accetta la nostra vita in unione con l'offerta del tuo Sangue, perché possiamo completare in noi ciò che manca alla tua passione per il bene della Chiesa e per la redenzione del mondo.
Signore Gesù Cristo, fa' che tutti i popoli e tutte le lingue ti possano benedire e ringraziare qui in terra e nella gloria dei cieli con il canto di lode: "Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue e hai fatto di noi un regno per il nostro Dio".
Amen.

Il Preziosissimo Sangue

Dopo un breve periodo di decadenza, relativo ai secoli XVII e XVIII, la devozione ritrova il suo antico splendore e la sua feconda vitalità ad opera di S. Gaspare del Bufalo che dal Mistero del Sangue trae la ricchezza di santità per sé e per i fedeli, e la forza d'un apostolato diretto al rinnovamento della società del suo tempo, raccogliendo numerosi Sacerdoti e Frate/li nella "Congregazione" da lui chiamata "dei Missionarì del Preziosissimo Sangue".
Luce e impulso nuovi verranno alla devozione dal Pontificato di Giovanni XXIII, in particolare dalla sua Lettera Apostolica "Inde a primis", primo documento pontificio avente il solo scopo di promuovere il culto al Preziosissimo Sangue.
Ai nostri giorni, la devozione è stata grandemente arricchita dal Concilio Ecumenico Vaticano IL II fervore di studio che lo ha caratterizzato, ha favorito un felice ritorno a quelle sorgenti, Bibbia e Liturgia, dalla quale è scaturita la stessa devozione e alle quali per lungo tempo si è riferita come al suo nutrimento più vitale. I Documenti conciliari, nelle loro affermazioni chiave, menzionano esplicitamente il Mistero del Sangue: la sola Costituzione sulla Chiesa lo richiama 11 volte!

sabato 1 novembre 2008

Vangelo secondo Matteo 25,31-46 della domenica 2 novembre 2008.



In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Liturgia della Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti

Liturgia della Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti
Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

2 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

MISSALE ROMANUM VETUS ORDO

Anche quando il 2 novembre è domenica, si celebra
la Commemorazione di tutti fedeli defunti.

I MESSA
LETTURE: Gb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40
II MESSA
LETTURE: Is 25,6a.7-9; Sal 25; Rm 8,14-23; Mt 25,31-46
III MESSA
LETTURE: Sap 3,1-9; Sal 41; Ap 21,15a.6b-7, Mt 5,1-12a

Preghiera per i Defunti

LITURGIA DELLE ORE - UFFICIO DEI DEFUNTI

LETTURE LODI MEDIA VESPRI COMPIETA

La commemorazione dei fedeli defunti al 2 novembre ebbe origine net sec. X nel monastero benedettino di Cluny. Papa Benedetto XV, al tempo della prima guerra mondiale, giunse a concedere a ogni sacerdote la facoltà di celebrare «tre messe» in questo giorno.
«La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alta vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei morti».
Nella nostra vita noi pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo protesi verso un continuo «domani», dal quale ci attendiamo sempre «di più»: più amore, più felicità, più benessere. Viviamo sospinti dalla speranza. Ma in fondo a tutto il nostro stordirci di vita e di speranza si annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori.

La morte: un mistero
La morte resta per l’uomo un mistero profondo. Un mistero che anche i non credenti circondano di rispetto.
Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e di affrontarla? Qual è l’atteggiamento del cristiano di fronte alla domanda, che la morte pone continuamente, sul senso ultimo dell’esistenza umana?
La risposta si trova nella profondità della nostra fede. La morte per il cristiano non è il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza e cinismo. La morte del cristiano si colloca nel solco della morte di Cristo: è un calice amaro da bere fino in fondo perché frutto del peccato; ma è pure volontà amorosa del Padre, che ci aspetta al di là della soglia a braccia aperte: una morte che è una vittoria vestita di sconfitta; una morte che è essenzialmente non-morte: vita, gloria, risurrezione.
Come tutto questo avvenga di preciso non lo possiamo sapere. Non è dell’uomo misurare l’immensità delle promesse e del dono di Dio. Il commiato dei fedeli è accompagnato dalla celebrazione eucaristica che è ricordo della morte di Gesù in croce e pegno della sua risurrezione. Uno dei prefazi rivela un accento di umana soavità e di divina certezza: «In Cristo rifulge a noi la speranza delta beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».

A faccia a faccia con Cristo
La morte del cristiano non è un momento al termine del suo cammino terreno, un punto avulso dal resto detta vita. La vita terrena è preparazione a quella celeste, stiamo in essa come bambini nel seno materno: la nostra vita terrena è un periodo di formazione, di lotte, di prime scelte. Con la morte l’uomo si trova di fronte a tutto ciò che costituisce l’oggetto delle sue aspirazioni più profonde: si troverà di fronte a Cristo e sarà la scelta definitiva, costruita con tutte le scelte parziali di questa vita.
Cristo ci attende con le braccia aperte: l’uomo che sceglie di porsi contro Cristo, sarà tormentato in eterno dal ricordo di quello stesso amore che ha rifiutato. L’uomo che si decide per Cristo troverà in quell’amore la gioia piena e definitiva.

«L’eterno riposo dona loro, o Signore»
Possiamo fare qualcosa per i defunti?
Essi non sono lontani da noi: appartengono tutti alla comunità degli uomini e alla Chiesa, sia quelli che sono morti nell’abbraccio di Dio, come pure tutti coloro dei quali solo il Signore ha conosciuto la fede.
La preghiera per i defunti è una tradizione della Chiesa. In ogni persona infatti, anche se morta in Stato di grazia, può sussistere tanta imperfezione, tanto da purificare dell’antico egoismo! Tutto questo avviene nella morte. Morire significa morire al male. E’ il battesimo di morte con Cristo, nel quale trova compimento il battesimo d’acqua. Questa morte vista dall’altro lato — così crede la Chiesa — può essere una purificazione, il definitivo e totale ritorno alla luce di Dio.
Quanto tempo durerà? Non siamo in grado di determinare né tempo né luogo né come. Ma, partendo dal nostro punto di vista umano, c’è un tempo durante il quale noi consideriamo qualcuno come «trapassato» e lo aiutiamo con la nostra preghiera.

Il Messale Romano presenta tre formulari distinti di orazioni per la celebrazione del 2 novembre. Nella Messa non si dice il Gloria né il Credo.

Moriamo insieme a Cristo, per vivere con lui

Dal libro «Sulla morte del fratello Satiro» di sant'Ambrogio, vescovo
(Lib. 2, 40.41.46.47.132.133; CSEL 73, 270-274, 323-324)
Dobbiamo riconoscere che anche la morte può essere un guadagno e la vita un castigo. Perciò anche san Paolo dice: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). E come ci si può trasformare completamente nel Cristo, che è spirito di vita, se non dopo la morte corporale?
Esercitiamoci, perciò, quotidianamente a morire e alimentiamo in noi una sincera disponibilità alla morte. Sarà per l'anima un utile allenamento alla liberazione dalle cupidigie sensuali, sarà un librarsi verso posizioni inaccessibili alle basse voglie animalesche, che tendono sempre a invischiare lo spirito. Così, accettando di esprimere già ora nella nostra vita il simbolo della morte, non subiremo poi la morte quale castigo. Infatti la legge della carne lotta contro la legge dello spirito e consegna l'anima stessa alla legge del peccato. Ma quale sarà il rimedio? Lo domandava già san Paolo, dandone anche la risposta: «Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7, 24). La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (cfr. Rm 7, 25 ss.).
Abbiamo il medico, accettiamo la medicina. La nostra medicina è la grazia di Cristo, e il corpo mortale è il corpo nostro. Dunque andiamo esuli dal corpo per non andare esuli dal Cristo. Anche se siamo nel corpo cerchiamo di non seguire le voglie del corpo.
Non dobbiamo, è vero, rinnegare i legittimi diritti della natura, ma dobbiamo però dar sempre la preferenza ai doni della grazia.
Il mondo è stato redento con la morte di uno solo. Se Cristo non avesse voluto morire, poteva farlo. Invece egli non ritenne di dover fuggire la morte quasi fosse una debolezza, né ci avrebbe salvati meglio che con la morte. Pertanto la sua morte è la vita di tutti. Noi portiamo il sigillo della sua morte; quando preghiamo la annunziamo; offrendo il sacrificio la proclamiamo; la sua morte è vittoria, la sua morte è sacramento, la sua morte è l'annuale solennità del mondo.
E che cosa dire ancora della sua morte, mentre possiamo dimostrare con l'esempio divino che la morte sola ha conseguito l'immortalità e che la morte stessa si è redenta da sé? La morte allora, causa di salvezza universale, non è da piangere. La morte che il Figlio di Dio non disdegnò e non fuggì, non è da schivare.
A dire il vero, la morte non era insita nella natura, ma divenne connaturale solo dopo. Dio infatti non ha stabilito la morte da principio, ma la diede come rimedio. Fu per la condanna del primo peccato che cominciò la condizione miseranda del genere umano nella fatica continua, fra dolori e avversità. Ma si doveva porre fine a questi mali perché la morte restituisce quello che la vita aveva perduto, altrimenti, senza la grazia, l'immortalità sarebbe stata più di peso che di vantaggio.
L'anima nostra dovrà uscire dalle strettezze di questa vita, liberarsi delle pesantezze della materia e muovere verso le assemblee eterne.
Arrivarvi è proprio dei santi. Là canteremo a Dio quella lode che, come ci dice la lettura profetica, cantano i celesti sonatori d'arpa: «Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti. Chi non temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno dinanzi a te» (Ap 15, 3-4).
L'anima dovrà uscire anche per contemplare le tue nozze, o Gesù, nelle quali, al canto gioioso di tutti, la sposa è accompagnata dalla terra al cielo, non più soggetta al mondo, ma unita allo spirito: «A te viene ogni mortale» (Sal 64, 3).
Davide santo sospirò, più di ogni altro, di contemplare e vedere questo giorno. Infatti disse: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore» (Sal 26, 4).

I MESSA

Antifona d'Ingresso 1 Ts 4,14; 1 Cor 15,22
Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita.

Sicut Iesus mórtuus est et resurréxit, ita et Deus eos qui dormiérunt per Iesum addúcet cum eo. Et sicut in Adam omnes moriúntur, ita et in Christo omnes vivificabúntur.

Colletta
Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te...

Preces nostras, quæsumus, Dómine, benígnus exáudi, ut, dum attóllitur nostra fides in Fílio tuo a mórtuis suscitáto, in famulórum tuórum præstolánda resurrectióne spes quoque nostra firmétur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Gb 19,1.23-27a
Io lo so che il mio Redentore è vivo.

Dal libro di Giobbe
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 26
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Seconda Lettura Rm 5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Canto al Vangelo Gv 6,40
Alleluia, alleluia.
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore.
Alleluia.

Vangelo Gv 6,37-40
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Sulle Offerte
Accetta, o Padre, i doni che ti offriamo in questo sacramento di amore che tutti unisce in Cristo tuo Figlio, e accogli i nostri fratelli defunti nella gloria del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.

Nostris, Dómine, propitiáre munéribus, ut fámuli tui defúncti assumántur in glóriam cum Fílio tuo, cuius magno pietátis iúngimur sacraménto. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum.

Prefazio dei Defunti I
La speranza della risurrezione in Cristo.

E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

In Cristo tuo Figlio, nostro salvatore
rifulge a noi la speranza della beata risurrezione,
e se ci rattrista la certezza di dover morire,
ci consola la promessa dell’immortalità futura.

Ai tuoi fedeli, o Signore,
la vita non è tolta, ma trasformata;
e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno,
viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.

Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo …

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. In quo nobis spes beátæ resurrectiónis effúlsit, ut, quos contrístat certa moriéndi condício, eósdem consolétur futúræ immortalitátis promíssio. Tuis enim fidélibus, Dómine, vita mutátur, non tóllitur, et, dissolúta terréstris huius incolátus domo, ætérna in cælis habitátio comparátur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Antifona alla Comunione Gv 11,25-26
Dice il Signore: «Io sono la risurrezione e la vita.
Chi crede in me, anche se muore, vivrà;
e chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno».

Ego sum resurréctio et vita, dicit Dóminus. Qui credit in me, étiam si mórtuus fúerit, vivet; et omnis, qui vivit et credit in me, non moriétur in ætérnum.

Dopo la Comunione
Abbiamo celebrato, Signore, il mistero pasquale, invocando la tua misericordia per i nostri fratelli defunti; dona loro di partecipare alla pasqua eterna nella tua dimora di luce e di pace. Per Cristo nostro Signore.

Præsta, quæsumus, Dómine, ut fámuli tui defúncti in mansiónem lucis tránseant et pacis, pro quibus paschále celebrávimus sacraméntum. Per Christum.

II MESSA

Antifona d'Ingresso Cf 4 Es 2,34-35
L’eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.

Réquiem ætérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis.

Colletta
O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la morte e risurrezione del tuo Figlio, sii misericordioso con i nostri fratelli defunti; quando erano in mezzo a noi essi hanno professato la fede nella risurrezione: tu dona loro la beatitudine senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Deus, glória fidélium et vita iustórum, cuius Fílii morte et resurrectióne redémpti sumus, propitiáre fámulis tuis defúnctis, ut, qui resurrectiónis nostræ mystérium agnovérunt, ætérnæ beatitúdinis gáudia percípere mereántur. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 25,6a.7-9
Il Signore eliminerà la morte per sempre.

Dal libro del profeta Isaìa
In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
Chi spera in te, Signore, non resta deluso.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.

Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.

Seconda Lettura Rm 8,14-23
Aspettiamo la redenzione del nostro corpo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Canto al Vangelo Cf Mt 25,34
Alleluia, alleluia.
Venite benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla creazione del mondo.
Alleluia.

Vangelo Mt 25,31-46
Venite, benedetti del Padre mio.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Sulle Offerte
Dio onnipotente, che nell’acqua del Battesimo hai rigenerato i nostri fratelli defunti, per questo sacrificio di riconciliazione che la Chiesa ti offre, lava le loro colpe nel sangue del Cristo e ricevili fra le braccia della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.

Omnípotens et miséricors Deus, his sacrifíciis áblue, quæsumus, fámulos tuos defúnctos a peccátis eórum in sánguine Christi, ut, quos mundásti aqua baptísmatis, indesinénter purífices indulgéntia pietátis. Per Christum.

Prefazio dei Defunti II
Cristo è morto per la nostra vita

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Egli prendendo su di sé la nostra morte
ci ha liberati dalla morte
e sacrificando la sua vita
ci ha aperto il passaggio alla vita immortale.

Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine la tua gloria:

Santo, Santo, Santo...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Ipse enim mortem unus accépit, ne omnes nos morerémur; immo unus mori dignátus est, ut omnes tibi perpétuo viverémus. Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Antifona alla Comunione Cf. 4 Esd 2,35.34
Splenda ad essi la luce perpetua,
insieme ai tuoi santi, in eterno, Signore,
perché tu sei buono.
L’eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua,
insieme ai tuoi santi, in eterno, Signore,
perché tu sei buono.

Lux ætérna lúceat eis, Dómine, cum Sanctis tuis in ætérnum, quia pius es.

Dopo la Comunione
O Padre, che in questo sacramento pasquale ci hai uniti al tuo Figlio, vincitore del peccato e della morte, fa’ che i nostri fratelli defunti, liberi da ogni colpa, partecipino alla gloria del Signore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

Sumpto sacraménto Unigéniti tui, qui pro nobis immolátus resurréxit in glória, te, Dómine, supplíciter exorámus pro fámulis tuis defúnctis, ut, paschálibus mystériis mundáti, futúræ resurrectiónis múnere gloriéntur. Per Christum.

III MESSA

Antifona d'Ingresso Cf Rm 8,11
Dio, che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti,
darà la vita anche ai nostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito, che abita in noi.

Deus, qui suscitávit Iesum a mórtuis, vivificábit et mortália córpora nostra, propter inhabitántem Spíritum eius in nobis.

Colletta
Dio onnipotente, il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua, è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno; concedi ai nostri fratelli defunti di condividere il suo trionfo sulla morte e di contemplare in eterno te, o Padre, che li hai creati e redenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Deus, qui Unigénitum tuum, devícta morte, ad cæléstia transíre fecísti, concéde fámulis tuis defúnctis, ut, huius vitæ mortalitáte devícta, te conditórem et redemptórem possint perpétuo contemplári. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Sap 3,1-9
Il Signore li ha graditi come l'offerta di un un olocausto.

Dal libro della Sapienza
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 41
L’anima mia ha sete del Dio vivente.

Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?

Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.

Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Seconda Lettura Ap 21,1-5.6-7
Non vi sarà più la morte.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».

Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno.
Alleluia.

Vangelo Mt 5,1-12a
Rallegratevi ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Sulle Offerte
O Dio, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso le tue creature, concedi il perdono e la pace ai nostri fratelli defunti, perché, immersi nella tua beatitudine, ti lodino in eterno. Per Cristo nostro Signore.

Pro ómnibus fámulis tuis in Christo dormiéntibus hóstiam, Dómine, súscipe benígnus oblátam, ut, per hoc sacrifícium singuláre vínculis mortis exúti, vitam mereántur ætérnam. Per Christum.

Prefazio dei Defunti III
Cristo, vita e risurrezione

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.

Egli è la salvezza del mondo,
la vita senza fine
e la risurrezione dei morti.

Per mezzo di lui si allietano gli angeli,
e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell'inno di lode:

Santo, Santo, Santo...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum: Qui est salus mundi, vita hóminum, resurréctio mortuórum. Per quem maiestátem tuam adórat exércitus Angelórum, ante conspéctum tuum in æternitáte lætántium. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

Antifona alla Comunione Cf Fil 3,20-21
Aspettiamo il nostro salvatore Gesù Cristo;
egli trasfigurerà il nostro corpo mortale
a immagine del suo corpo glorioso.

Salvatórem exspectámus Dóminum Iesum Christum, qui reformábit corpus humilitátis nostræ configurátum córpori claritátis suæ.

Dopo la Comunione
Accogli nell’abbraccio della tua misericordia, o Padre, i nostri fratelli defunti, per i quali ti abbiamo offerto questo sacrificio; e poiché nel battesimo li hai resi tuoi figli, dona loro nella tua casa la gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.

Multíplica, Dómine, his sacrifíciis suscéptis, super fámulos tuos defúnctos misericórdiam tuam, et, quibus donásti baptísmi grátiam, da eis æternórum plenitúdinem gaudiórum. Per Christum.

Preghiera per i defunti
(Tradizione Bizantina)

Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la morte e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu stesso o Signore, dona all'anima del tuo servo N. defunto il riposo in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di freschezza, donde sono lontani sofferenza, dolore e gemito.

Quale Dio buono e benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola, con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è verità.

Poiché tu sei la risurrezione, la vita e il riposo del tuo servo N. defunto, o Cristo nostro Dio, noi ti rendiamo gloria, assieme al Padre tuo unigenito, con il santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.

Preghiera per i defunti (Tradizione Bizantina)

Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la morte e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu stesso o Signore, dona all'anima del tuo servo N. defunto il riposo in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di freschezza, donde sono lontani sofferenza, dolore e gemito.

Quale Dio buono e benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola, con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è verità.

Poiché tu sei la risurrezione, la vita e il riposo del tuo servo N. defunto, o Cristo nostro Dio, noi ti rendiamo gloria, assieme al Padre tuo unigenito, con il santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.



Dio degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la morte e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti; tu stesso o Signore, dona all'anima del tuo servo N. defunto il riposo in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, in un luogo di freschezza, donde sono lontani sofferenza, dolore e gemito.

Quale Dio buono e benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola, con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è verità.

Poiché tu sei la risurrezione, la vita e il riposo del tuo servo N. defunto, o Cristo nostro Dio, noi ti rendiamo gloria, assieme al Padre tuo unigenito, con il santissimo buono e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Riposino in pace. Amen.

Vangelo secondo Matteo 22,34-40 della domenica 26 ottobre 2008.



Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

lunedì 20 ottobre 2008

Il Papa Benedetto XVI a Pompei domenica 19 ottobre 2008

Vangelo secondo Matteo 22,15-21 della domenica 19 ottobre 2008



«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E' lecito o no pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

mercoledì 15 ottobre 2008

Santa Teresa D'Avila

Il Castello interiore (stralcio)

Lo scrisse per obbedienza, non senza resistenze. Disse:

Perché vogliono che io scriva? Lo facciano i dotti, quelli che hanno studiato: io sono ignorante e non saprei esprimermi; finirei per mettere mi vocabolo al posto di un altro... mi lascino filare con la mia rocca, attendere al coro e agli uffici della vita religiosa con le altre sorelle. Non sono tagliata per scrivere, non ho salute né testa per questo lavoro...

E difatti la sua salute non era buona: i mal di testa erano sempre più frequenti, le preoccupazioni sempre più assorbenti, non ultima quella dell’Inquisizione che intanto stava esaminando puntigliosamente il libro della Vita.

Scrive il Castello interiore in cinque mesi: parte di getto, parte con continue interruzioni dovute a viaggi o imprevisti.

Molti di voi forse sanno che anche in questo nostro secolo è stato scritto un libro celebre intitolato Il Castello. - un romanzo di Kafka in cui il protagonista è chiamato dal Signore del Castello, è assunto con regolare contratto, abbandona tutto per recarvisi, ma poi si trova nell’assurda situazione di non potervi entrare e di non potersi neppure allontanare. Appartiene al Castello perché ha un contratto da rispettare, ma non può entrarvi perché nessuno ha bisogno di lui e il Castello sembra non avere alcuna porta. E' impenetrabile.

Con questa parabola angosciante Kafka voleva descrivere l’assurdità a cui è approdato l’uomo moderno.

Ebbene, trecentocinquant’anni prima, Teresa d’Avila aveva invece descritto un Castello, quello dell’anima, ricco di molteplici dimore e migliaia di stanze tutte disposte concentricamente attorno alla dimora centrale, quella più intima, nella quale abita Dio Trinità e da cui emana uno splendore intensissimo che si riflette in tutto il Castello.

Certo più si è lontani dal centro, più il fascino può essere solo intuito; più ci si addentra, più si scopre la bellezza di Dio e della dimora stessa, come se ci si avvicinasse al sole.

La porta d’ingresso, per tutti, anche per chi è ancora nel freddo e nel buio del peccato, in compagnia di animali e dì rettili che infestano la periferia del Castello, è la preghiera: chi prega come può, senza rinunciarvi—anche se è ancora invischiato nei peccati—tiene comunque aperta la porta e tiene vivo il desiderio di quel cammino che dovrebbe percorrere. Soprattutto tiene la porta aperta a Dio che può sempre far sentire il suo irresistibile richiamo.

Una volta superato l’ingresso, sarà quel sentore di sicurezza, di calore, di luminosità, di bellezza sempre crescente che invoglierà l’uomo a camminare fino a quando s’incontrerà—già in questa terra—col Signore del castello. Teresa descrive accuratamente tutte le tappe del percorso creando immagini piene di poesia e di verità per spiegarle, una dopo l’altra.

Quando, ad esempio, si giunge a quella dimora decisiva in cui l’anima deve decidersi finalmente a lasciar fare a Dio, abbandonandosi alla sua azione per essere da Lui trasformata, la Santa ci racconta la parabola del baco, il piccolo verme che piano piano matura finché comincia a secernere la seta, e con la seta si costruisce lui stesso la sua casa dorata dove può nascondersi e morire, da dove poi rinascerà come splendida farfalla bianca.

Commenta Teresa:

Questa casa è Cristo.., infatti la nostra vita è nascosta in Cristo... Oh, grandezza di Dio, in che sublime stato esce l’anima dopo essere rimasta per qualche tempo immersa nell’immensità di Dio e così strettamente unita a Lui!

Teresa scriveva quando lei era ormai giunta al centro del Castello della sua anima, quello che lei chiama « l’ultima dimora ».

Chiedendo a una persona amica, di far leggere a un teologo, in segreto, le pagine che descrivono questo punto di arrivo, Teresa confessò umilmente:

Gli dica che la persona da lei conosciuta (cioè: lei stessa) è giunta a questa dimora e gode la pace ivi descritta. Così la sua anima è molto tranquilla.

Questa confessione non deve però trarci in inganno: « Dio-—ha scritto un giorno Teresa—non vezzeggia le anime »: più le ama e più fa loro percorrere tutta la strada percorsa da Gesù Cristo, fino alla Croce. Così, per un disegno misterioso di Dio, negli ultimi giorni della vita, le accadde ciò che, fino a qualche tempo prima, le sarebbe sembrato impossibile: esperimentò quella che il suo biografo chiama la «tristezza dei sentimenti sanguinanti » e anche « l’appuntamento con la solitudine ».

Il suo ultimo viaggio, affrontato con pena e per pura obbedienza perché ormai si sentiva « molto vecchia e stanca », fu tutto un seguito di umiliazioni e di delusioni: in un monastero, per una questione di eredità, si vide male accolta e quasi cacciata; in un altro, la Priora che le era sempre stata affezionata le si mostrò così ostile (per un richiamo ricevuto) che la Santa afflitta non riuscì a prendere sonno e la mattina se ne partì febbricitante, senza aver il coraggio di chiedere nulla per il viaggio. Durante il lungo cammino si sentì male e chiese qualcosa da mangiare; la suora che l’accompagnava non riusciva a trovar nulla e le portò, piangendo dal dispiacere, qualche fico secco rimasto nella bisaccia.

Non piangere, figlia mia—le disse Teresa—, questo è quello che Dio ci chiede adesso.

« Mi consolava—raccontò la compagna—dicendomi che non mi dovevo affliggere perché quei fichi erano veramente molto buoni e che tanti poveri non avevano neppure quel piccolo dono ».

Finalmente giunse ad Alba de Tormes e chiese di potersi subito co­ricare:

Mio Dio—disse-—come mi sento stanca, sono più di vent’anni che non mi corico così presto.

Numerose emorragie la sfinirono. Stava nel suo letto come una povera vecchietta e tutti la udivano ripetere:

O Dio, non disprezzare il mio cuore contrito e umiliato.

Si sentiva afflitta al ricordo dei suoi peccati e chiedeva perdono d’aver servito Dio così male.

Alle sue suore diceva di restare fedeli alla loro vocazione e alla Regola e di non guardare il cattivo esempio che lei aveva dato. Le guardava tutte attorno al suo letto e diceva:

Sia benedetto Dio che mi ha condotto in mezzo a voi, come se loro fossero il suo rifugio e la sua protezione.

Ripeteva spesso, come per spiegarlo al Signore:

In fondo sono figlia della Chiesa e aggiungeva:

Ti ringrazio, Signore Dio mio e Sposo della mia anima perché hai fatto di me una figlia della tua Santa Chiesa Cattolica.

Le chiesero se voleva essere seppellita ad Avila, in quel monastero che tanto amava. Si mostrò stupita oltremodo:

Gesù, disse, è mia cosa da chiedere questa? Ho forse io qualcosa di mio? Qui non mi faranno la carità di un po’ di terra?

Raccontò il suo biografo:

« Alle cinque della sera chiese il SS. Sacramento e stava ormai così male che non riusciva più a muoversi nel suo letto... Quando si accorse che giungevano con l’Eucaristia e vide entrare per la porta della cella quel Signore che tanto amava—benché fosse così prostrata e avesse addosso una pesantezza mortale che le impediva anche solo di rigirarsi— si sollevò senza l’aiuto di nessuno, tanto che pareva si volesse gettare dal letto e bisognò tenerla... Diceva:

O Signore mio, e mio Sposo, è giunta l’ora che ho tanto desiderato. E' tempo ormai che ci vediamo. E' tempo che io venga, è l’ora giunta... ».

Verso le nove di sera—poco prima di morire—il volto le si illuminò in modo impressionante, divenne radioso e la mano che stringeva il Crocifisso si serrò con tanta forza che non riuscirono più a toglierglielo. Morì muovendo le labbra e sorridendo come se parlasse a Qualcuno che era finalmente giunto.

Le suore di tutti i monasteri raccontarono poi i prodigi che accaddero dappertutto, mentre la loro Madre moriva.

Quelle di Alba di Tormes raccontarono il prodigio più delicato: c’era un piccolo alberello rinsecchito davanti alla finestra della cella in cui Teresa moriva: non aveva mai dato fiori né frutti. Ed ecco che, dopo quella notte, all’alba l’alberello era tutto coperto di fiori bianchi come la neve. Ed era il 5 ottobre.

Questo perché, se Teresa aveva amato Gesù come uno Sposo, ancor più Gesù aveva amato Teresa.

Teresa muore a 67 anni, consumata dalle fatiche per la fondazione dei suoi 17 monasteri. Prima di spirare esclama: “Signore mio e Sposo mio, è arrivata finalmente l'ora in cui potrò saziarmi di Te, che ho tanto desiderato!".